L’Eremo è il nucleo più antico del paese, si incontra nella parte bassa dell’attuale abitato e fu eretto sulle rovine di un monastero camaldolese che fondò San Romualdo. Dell’insediamento rimane il Borgo Principale, caratterizzato da antichi fabbricati, e la chiesa di San Marcello con lo stemma della famiglia Cervini in facciata. La chiesa è frutto di varie trasformazioni di cui restano interessanti decorazioni plastiche sul lato destro.
Il Palazzo Cervini, che domina l’Eremo, fu trasformato su progetto dell’architetto fiorentino Antonio da Sangallo il Giovane per volontà di Papa Marcello Cervini che fu Papa soltanto per pochi giorni. Al complesso Cervini si accede attraverso un ponte in pietra sotto il quale scorre il torrente Vivo. Annesso al grandioso palazzo c’è un Giardino all’Italiana della fine del XVIII secolo.
A poca distanza dal centro abitato di Vivo d’Orcia, dove ai boschi di castagni succedono le faggete, si trovano le Sorgenti del Torrente Vivo. L’acquedotto,attivo dal 1914, attraversala Val d'Orcia e la Val d’Arbia per giungere fino a Siena, fornendo ottima acqua ad un vasto territorio. Le acque del torrente, segnalate già nel Quattrocento nei Commentari di Pio II, ebbero il loro massimo sfruttamento nel XVIII secolo, con il fiorire di Opifici, i cui resti oggi si possono osservare come testimonianze di archeologia industriale.
Vicino alle sorgenti, lungo il sentiero, è situato l’Ermicciolo,il piccolo oratorio di San Benedetto. La chiesa caratterizzata da una semplice architettura romanica, ha una sola navata. L’abside è semicircolare e in facciata si vedono una serie di arcatelle pensili sostenute da mensolette e da due colonnette che dividono il complesso decorativo in tre parti. A pochi passi dalla chiesetta si trovano le strutture di antichi essiccatoi per le castagne.
La zona circostante il centro abitato di Vivo d'Orcia, di particolare interesse dal punto di vista ambientale, presenta una vegetazione caratterizzata da molteplici specie: dal leccio, al castagno, al faggio. Ai margini del centro abitato, lungo il corso del torrente Vivo si trova una zona boschiva caratterizzata da abeti bianchi (Abies alba), uno dei pochi nuclei residui autoctoni di questa specie rimasti in Toscana.